L’Abbazia Collemedio è situata in una terra, l’Umbria, sull’antichissima strada Todi-Perugia, anticamente chiamata Amerina o Teverina e dal 1937 Tiberina 3 bis e dal 1968 E7, precisamente in Comune di Collazzone, località Collepepe, piccolo borgo medioevale arroccato su un colle panoramico nei pressi di Todi, al centro di un crocevia importante tra Perugia (30 km), Assisi (40 km), Spoleto (50 km), Orvieto (50 km), Gubbio (80 km), Roma (150 km), Firenze (200 km).
Alcune vecchie mappe lo indicano come Colle del pepe. Il luogo dell’edificazione venne scelto, probabilmente, secondo le usanze del tempo, per la preesistenza di rovine più antiche, forse una torre romana di avvistamento, considerata la posizione strategica di controllo dell’accesso alla valle del Puglia o forse per i resti di un antico tempio dedicato a Priapo.
Sulla data di fondazione non ci sono notizie certe ma è sicuramente antecedente al XIII sec. Il riferimento più antico che abbiamo, infatti, è quello citato da Getulio Ceci che, nell’elenco dei monasteri esistenti nel territorio tuderte fino a tutto il XIII sec., cita: «Abbadia di S. Pancrazio di Collepepo, di benedettini cluniacensi. Si crede fondata dai conti di Collemedio. Era un’abbadia assai ricca con molte chiese dipendenti».
I Conti di Collemedio furono signori e feudatari della zona fin dall’inizio dell’anno 1000. Il castello di Coldimezzo si dice fondato nel 997 da un certo Bonifazio venuto dalla Germania al seguito di Ottone III, imperatore del Sacro Romano Impero dal 996 al 1002. Nelle Collectanee rerum Tudertinarum di Gian Battista Guazzaroni si parla di un’antica pergamena dei Coldimezzo che riportava una donazione fatta il 10 maggio 1197 da Guido, conte, figlio di Bonconte di Collemedio ai monaci benedettini.
L’attribuzione della fondazione ai Conti di Collemedio è data dalla presenza dello stemma di questa famiglia, costituito da gigli di Francia sovrapposti e da una fascia orizzontale che, seppure molto corroso, è scolpito sulla chiave di volta, o protiride, della chiesa. Teoricamente i gigli indicherebbero un’origine nobiliare guelfa, sebbene questo assunto araldico non sia del tutto confermato.
Altro elemento per la datazione della sua fondazione è stato il ritrovamento, avvenuto durante i lavori di recupero del 1990-1994, di un lacerto murale, di circa 2 mt. di larghezza, sulla parete a nord-ovest del corpo di fabbrica costituente la vecchia chiesa. Dall’analisi storica redatta dal Prof. Marcello Castrichini di Todi, l’affresco, porzione di un ciclo più grande del quale però non esistevano più tracce, è databile tra il 1300 e 1400.

La storia dei Conti di Collemedio è legata anche alla figura e alla vita di Jacopo de Benedetti (o Benedettoni), noto come Beato Jacopone da Todi, considerato uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudi religiose della Letteratura italiana (come, per esempio, il suo Stabat Mater).
Jacopone sposò, intorno al 1267, «una bella giovane, la quale, per obbedire il marito, viveva nel lusso e nei piaceri mentre segretamente faceva aspra penitenza». In una pergamena ritrovata nel 1275 si leggeva che moglie di Jacopo de Benedetti fu Vanna di Bernardino di Guidone, dei conti di Coldimezzo. L’improvvisa tragica morte della giovane Vanna, avvenuta nel 1268 costituì un motivo di rottura tra la vita mondana di ser Iacopo e la ricerca della religiosa perfezione: «Getta gli abiti colorati e poi si fa frate e, da poeta mondano, diventa il primo grande poeta religioso italiano».
Agli inizi del Cinquecento si affacciarono sulla scena nuovi Ordini religiosi, in seguito alla decadenza generale del sistema monastico nella quale venne coinvolta anche l’Abbazia, e tra questi uno dei più importanti fu l’Ordine dei cappuccini, che si richiamava alla più rigida osservanza dell’insegnamento di san Francesco. Clemente VII, cogliendo le potenzialità di questi nuovi fratelli, ne approvò la regola con la bolla Religionis zelus del 3 luglio 1528, e appena due anni dopo affidò loro l’Abbazia di San Vito e San Pancrazio.
Papa Paolo III (1534-1549) la concesse definitivamente ai cappuccini nel 1535 e da allora l’Abbazia venne anche conosciuta come Convento dei Cappuccini di Collepepe.
Tratto dai documenti dell’Archivio dei Cappuccini di Assisi: “Collepepe, Diocesi di Todi, prima abbadia dei Monaci Neri (Cluniacensi); fu dato ai nostri frati nel 1535. Il dominio di esso ordinariamente è di un cardinale, il quale suol godere detta abbadia a titolo di beneficio semplice. Oggi (in quel tempo), è beneficio del Card. S. Croce.
Per quello che riguarda la storia architettonica dell’Abbazia, dagli studi effettuati, si è desunto come si presentava l’Abbazia nel periodo della sua fondazione (periodo benedettino): si trattava di una struttura abbastanza semplice, focalizzata sul chiostro.
I due principali corpi di fabbrica (il convento e la chiesa) rispettivamente sui lati est e nord, poggiavano su consistenti murature perimetrali certamente preesistenti, che racchiudevano tutto il complesso.
La chiesa era disposta lungo l’asse est-ovest e permangono tuttora gli elementi architettonici della facciata d’ingresso a ovest, anche se priva del portale che fu riutilizzato per costruire la nuova chiesa. All’interno, sul lato destro della navata, è stato ritrovato il lacerto di affresco che, come indica il prof. Castrichini, faceva parte di una sequenza più ampia a dimostrare che, molto probabilmente, tutta la navata era affrescata. Nel corpo di fabbrica a est erano collocati, al piano terreno, il refettorio e la cucina, mentre al primo piano si trovavano le celle dei frati. Antistante alla chiesa vi era un ampio cortile/giardino da
quale si accedeva, tramite due ingressi, al chiostro.
L’edificio fu oggetto di varie opere di restauro e trasformazione. La prima nel 1535, quando il Cardinal di Trani dette l’Abbazia ai francescani e il Padre Generale, prima di prenderne possesso, dette varie disposizioni per «acconciare il luogo».
Dopo il 1575, in seguito alla visita apostolica di Monsignor Camaiani che aveva constatato il degrade della struttura, vi furono altri interventi, più consistenti, quale presumibilmente l’edificazione della nuova chiesa appoggiata sul muro perimetrale a sud, con poderose murature e contrafforti.
È interessante sottolineare che il portale, con incastonato lo stemma dei Collemedio, e il rivestimento della facciata della nuova chiesa, edificata nel XVI secolo, sono di stile e tipologia tipici del 1200/1300, quindi del periodo di fondazione dell’Abbazia. È logico dedurre che, secondo le usanze dell’epoca, i frati abbiano smontato arco e rivestimento della facciata della vecchia chiesa e li abbiano riutilizzati per costruire la nuova.

  • Storia dell'Abbazia Collemedio

    E' considerata una strutture del centro Italia che meglio rappresenta la storia e la tradizione di questi territori fortemente legati alla tradizione religiosa.

    Al suo interno sono evidenti ed apprezzabili le testimonianze del tempio romano, dedicato al dio della fertilità, che sorgeva in questo luogo prima dell'edificazione dell'Abbazia.

    Dal 1200 convento Benedettino e successivamente uno dei quattro monasteri di San Francesco di Assisi.

    Un luogo selezionato e scelto nel tempo per la sua favolosa posizione che ci tramanda una storia millenaria con pregiatissime testimonianze tanto da essere sottoposta a tutela dal Ministero dei Beni Culturali in quanto dichiarata "di interesse particolarmente importante" in relazione alle specifiche valenze storico-artistiche ed architettoniche.

    Ed oggi ancor più valorizzata dalle esposizioni di opere d'arte di primari scultori e laboratori artistici locali e nazionali.

    Un luogo, una vacanza da raccontare nel tempo.

    E' più preciso dire "le chiese dell'Abbazia" perché al suo interno è possibile apprezzare sia i locali che ospitavano la chiesa primordiale che la seconda, edificata successivamente, che maestosamente occupa l'intero lato sud-est della struttura.

    Infatti, il primo insediamento ecclesiastico, vedeva la chiesa dove oggi si sviluppa la parte principale dell'ingresso e la prima sala.